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Il senso comune, che ha costituito sempre un tema centrale nella storia del pensiero filosofico occidentale, è stato considerato nel corso dei secoli da molteplici prospettive, non di rado contrapposte, che testimoniano quanto sia arduo "costringerlo" entro i limiti di una definizione che aspiri ad essere ampiamente condivisa. Consapevole di tali difficoltà, l'Autore nella prima parte del volume illustra la nozione di senso comune, la sua complessa genesi e la sua plurivocità semantica, soffermandosi in particolare sulla "lezione" di Moore cui dedica uno specifico capitolo. L'Autore, inoltre, propone una concezione del senso comune inteso come un insieme di credenze più o meno giustificate diffuse in un gruppo umano in un dato momento storico ed esamina al contempo i diversi processi inferenziali che si fondano sul senso comune. La seconda parte è dedicata alla natura e alla funzione della conoscenza ordinaria, nonché al ruolo svolto nella sua formazione dalle rappresentazioni mentali, che derivano dai processi percettivi e costituiscono una della modalità funzionali dell'organizzazione della conoscenza del mondo fenomenico. Tale forma di conoscenza, alla quale il senso comune contribuisce in misura notevole con il suo patrimonio di credenze, si costituisce non solo sulla base dell'attività percettiva, ma anche grazie ad informazioni provenienti da varie parti del SNC, rappresentando quindi uno strumento fondamentale per la conoscenza tanto del mondo quanto di se stessi.